© Riproduzione riservataIntervista a cura di Antonia Pesare pubblicata su Vivi GrossetoAnnalisa Bonomo è una giovane pittrice nata a Erice (TP) che, dopo aver conseguito il diploma in ragioneria, ha frequentato l’indirizzo di decorazione presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo. Durante il biennio specialistico, conseguito con il massimo dei voti, ha avuto modo di approfondire lo studio riguardo la tecnica del Batìk, termine che deriva dalle parole indonesiane amba (scrivere) e titik (goccia). Annalisa recentemente si è trasferita a Grosseto ed ha partecipato alla mostra “Paesaggi Urbani” organizzata dall’A.G.A.F. nell’ambito della manifestazione Città Visibile 2012.Le sue opere sono realizzate secondo questa tecnica (che consiste nel realizzare un disegno su stoffa) probabilmente già conosciuta e praticata dagli egiziani che fu introdotta dai commercianti indiani nell’isola di Java tra il 300 e il 400 d.C. e da "arte reale" per donne aristocratiche è diventata costume nazionale. Fino al tardo XVIII secolo era realizzata solo per l'uso delle comunità indonesiane locali per poi subire un'enorme diffusione intorno al 1800 quando, lungo la costa nord dell'isola di Java, molte città divennero centri di commercio del batik.Annalisa è una dei pochi artisti di Grosseto ad occuparsi di questa tecnica.Segue una breve intervista.1) Ciao Annalisa, so che recentemente ti sei trasferita a Grosseto. Vorrei farti alcune domande per far conoscere le tue opere realizzate con la tecnica del Batik. Come mai hai scelto questa antica e imprevedibile tecnica giavanese?In accademia ho avuto modo di conoscere tante tecniche, dall’incisione alla pittura ad olio, dall’acquerello alla pittura su plexiglass e così via ma, più di tutte, sono rimasta colpita da questa meravigliosa tecnica antica modernizzata dall’uso di colori raggianti e dalla ampia possibilità che offre per rappresentare di ciò che si vuole. È stato amore a prima vista!
2) Quando pensi alla tua opera, prepari il bozzetto su un foglio e lo riporti sulla stoffa oppure lo crei direttamente sul supporto?In primis “esploro” il mondo reale e, grazie all’uso della macchina fotografica, catturo tutto ciò che rispecchia il mio gusto: i soggetti possono riguardare un paesaggio architettonico in rovina o un modernissimo oggetto. Infine lo riporto sulla stoffa.
3) Che tipo di stoffe utilizzi?La stoffa che utilizzo è la batista di cotone, un tipo di tessuto molto fine, trasparente e leggero.
4) Con la cera copri le parti del disegno che non vuoi tingere. Descrivi, brevemente, le varie fasi che si susseguono per realizzare l’opera.Una volta finito il disegno passo la cera calda con l’uso del pennello (questo può variare di grandezza), sulle parti che desidero lasciare bianche. Procedo al primo bagno di colore che deve essere obbligatoriamente di chiaro. Uso colori in polvere per stoffa, sciolti in acqua tiepida con sale. La stoffa deve rimanere a bagno per 15 minuti circa poi la risciacquo e la stendo per farla asciugare. Una volta asciutta ricomincio con un altro passaggio di cera e bagno di colore più scuro del primo e ripeto questa operazione altre due volte (in totale i bagni di colore devono essere quattro).
5) Terminato il processo, la stoffa risulterà ricoperta di cera. Quali attrezzi utilizzi nella fase successiva?Per togliere la cera è indispensabile l’uso del ferro da stiro e la carta di giornale: la stoffa viene stirata con fogli di giornale sotto e sopra in modo che, con il calore, la cera si sciolga e si attacchi ad esso. Bisogna avere molta pazienza e stirare!
6) A quale artista ti ispiri?Nessuno in particolare anche se sono molto affascinata dal lavoro di Mark Kostabi, il quale pone l’attenzione al mondo d’oggi e soprattutto all’uso del computer.
7) Quali sono i tuoi progetti per il futuro?Mi piacerebbe molto trasmettere la mia passione e le mie conoscenze per il batìk attraverso laboratori o corsi.9 ottobre 2012
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