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Intervista a cura di Antonia Pesare
Pubblicata su Vivi Grosseto
In questi giorni sarà possibile visitare, presso la Galleria
Eventi di Grosseto, la Personale “Apologia 2012” di Alessandro Boccini.
A soli
diciassette anni, l’artista scopre l'arte della ceramica e frequenta un'antica
fornace a Roma e, alla fine degli anni Cinquanta, frequenta artisti e artigiani
iniziando a occuparsi di pittura.
Nei suoi dipinti possiamo scorgere il mondo
simbolico che si trasforma in un’armonia di colore e forme o in una descrizione
figurativa.
A volte Boccini dipinge anche su tavola, quello che è stato il
principale supporto delle opere pittoriche europee dall'antichità al XVI secolo
prima di venire quasi completamente sostituita dalla pittura su tela.
La sua
arte è dotata di una “Costruzione geometrica, ordine, essenzialità. Per
l’artista è un’emozione necessaria per conoscere il mondo. Rappresenta la sua
realtà interiore che rende attraverso un’immagine data da forme e colori forti
e smaglianti. Boccini trasferisce sulla tela le sue sensazioni, emozioni e
riflessioni”. (Antonia Pesare).
La mostra resterà aperta fino al 4 novembre
tutti i giorni dalle 17:30 alle 20:00.
Segue una breve intervista.
Salve sig. Boccini, ci siamo conosciuti un anno fa a Civitella
Paganico in occasione del Concorso di pittura indetto dal Comune. E’ un piacere
risentirla. Vorrei porle alcune domande.
Di che tratta la sua Personale
“Antologica 2012”?
La mia personale "Antologica 2012" intende
rappresentare, in 35 opere pittoriche, una selezione del mio lavoro dell'ultimo
triennio che mette in evidenza alcuni "istanti" della mia
quotidianità che, come in un flash fotografico, mi hanno colpito.
Chi o cosa influenza la sua ricerca pittorica?
Io vivo la vita e
la vita mi influenza.
A quali temi si ispira e cosa vuole comunicare con le sue
opere?
Ogni opera ha una sua storia. A volte più opere dello stesso tenore,
anche 15 o 20, possono derivare da un solo momento di inquietudine, di amore,
di passione che per un solo istante ci attanaglia. Nascono allora 20 opere con
gli stessi colori e gli stessi segni che in qualcuno, ma non in tutti, ispirano
ciò che io ho provato. A volte racconto in un'opera pittorica figurativa
l'impressione riportata dalla visione di una Venezia di novembre, altre
racconto un momento di riflessione - pacata, inquieta - in un'opera informale
fatta da qualche segno o da qualche colore.
Che cosa significa per lei dipingere?
Per me dipingere è mettere
a nudo la mia anima, quasi sempre anima inquieta. Un quadro, a chi sa leggerlo
o può leggerlo, appare come il "giudizio universale". Noi veniamo
giudicati da come vestiamo, da cosa mangiamo, da chi frequentiamo; e il pittore
viene giudicato da alcuni segni che lascia sulla tela; a volte nessun segno ma
solo colore.
Cosa è cambiato dai tempi del suo esordio a Roma?
A Roma a 17
anni io vivevo nella luce e nel calore del sole e tutto mi appariva nitido e
ben distinto; oggi a 74 anni vivo nella "luce" della notte e cerco di
vedere cosa c'è oltre. Ma oggi stranamente tutto è più chiaro perché non soffro
per sapere cosa mi accadrà.
19 ottobre 2012
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